Il Coronavirus e l’angoscia
Come gestirlo? Come aiutare i bambini a comprendere questo fenomeno?
Il celebre filosofo Umberto Galimberti, durante un’intervista su La7 il 25/02/2020, ci illustra come mai il Coronavirus ci spaventa così tanto.
Nei giorni scorsi questo allarme ha visto come protagonisti comportamenti totalmente irrazionali: il “razziare” supermercati, procurarsi disinfettanti e mascherine tanto da lasciarne vuoti gli scaffali.
Nello specifico Galimberti ci spiega come la parola paura davanti a questo fenomeno sia impropria: il Coronavirus ci angoscia, non ci fa paura.
Vediamo dunque di definire questi termini e capire meglio.
La paura è un’emozione primaria che si attiva per difenderci da un pericolo reale o presunto.
La paura, davanti al pericolo, attiva il nostro organismo per difenderci stimolando reazioni di attacco o di fuga.
Nel caso del Coronavirus non si può parlare di paura perché la paura è legata ad un oggetto determinato. Bisogna parlare di angoscia[1] .
A differenza della paura, l’angoscia non si riferisce a nulla di preciso, è legata alla sfera del possibile: il Coronavirus è infatti qualcosa di indeterminato, è un nemico invisibile.
Chi può contagiarci? Non lo sappiamo..
Da dove viene il coronavirus? Non lo sappiamo.
Rimaniamo nell’ambito dell’indeterminatezza.
Quindi siamo a davanti ad un bel dilemma, come gestirlo?
In questi giorni siamo stati bombardati dai media che riportavano in continuazione il numero delle persone positive, dei ricoverati, dei decessi. Si parlava di zone rosse (dove il rosso richiama immediatamente l’idea del pericolo e dell’allarme), di militari e città deserte.
Dal punto di vista psicologico la prima indicazione è di evitare la ricerca compulsiva di informazioni: più si cercano informazioni e più si creerà confusione e e angoscia.
Cerchiamo solo poche notizie e da fonti affidabili (esempio, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, OMS).
Se da un lato è necessario tutelarsi e tutelare gli altri mettendo in atto le dovute precauzioni, ad esempio evitando posti affollati, evitiamo di esasperare la situazione!
Usiamo il buon senso: evitiamo di saccheggiare i supermercati e di mettere in atto comportamenti irrazionali.
Cerchiamo in famiglia di evitare di parlare continuamente di Coronavirus e impegnarci in attività che ci piacciono (leggere, attività motoria in casa, cucinare…)
Come aiutare i bambini?
Bisogna evitare di lasciare soli i bambini davanti ai social network e alla tv e utilizzare il tempo per parlare con loro. E’ necessario spiegare loro con chiarezza quello che sta accadendo in modo che possano elaborarlo.
Attingendo nuovamente ad alcuni concetti esposti da Galimberti, ai bambini dobbiamo insegnare che il “male” esiste, che la vita ci pone degli ostacoli ma possono essere superati con il nostro impegno.
Purtroppo la vita è anche incertezza, è camminare in equilibrio sulla corda tesa e questo va necessariamente insegnato ai bambini.
[1] Angoscia è una parola filosofica introdotta da Kierkegaard per designare la condizione dell’uomo nel mondo.
Fonti:
- https://www.la7.it/tagada/video/coronavirus-umberto-galimberti-non-si-deve-parlare-di-paura-ma-di-angoscia-25-02-2020-309384
- Video diffuso da Feltrinelli Editore : Coronavirus, capire e reagire alla paura: il video di Galimberti. Registrato a Milano il 28 febbraio 2020.