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Anoressia: significati e soluzioni

Elena Dacrema 1 Agosto 2017 Tag: Blog, Senza categoria
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“L’astinenza perfetta è più facile della perfetta moderazione”. Agostino da Ippona

L’anoressia  colpisce perlopiù individui di sesso femminile in età prepuberale e puberale. E’  caratterizzata dal rifiuto del cibo sulla base dell’idea di essere grasse. Idea che rispecchia però una percezione alterata del peso e del corpo: infatti i soggetti che ne soffrono non sono persone grasse ma prevalentemente ragazze che stanno sempre più dimagrendo.

Si stabilisce un fenomeno assurdo per cui più dimagrisco e più mi vedo grassa in quanto il dimagrimento elevato causa distorsioni percettivo-cognitive che portano alla persona a vedere il proprio corpo con una sorta di lente deformante.

Di recente si osserva come la grave sintomatologia restrittiva esploda molto rapidamente e con cali di peso vertiginosi nell’arco di pochi mesi: La maggioranza delle ragazze che riescono a mandare avanti questo stile restrittivo oppure la sua variante (abbuffate con vomito o  compensazione con esercizio), a causa delle conseguenze del problema, si chiudono in isolamento che conduce la patologia a peggiorare ulteriormente.

Centrale nell’anoressia è la dimensione del rifiuto che può avere varie funzioni:

  • Il rifiuto può essere una domanda di “qualcosa” a “qualcuno”: l’anoressia nella sua forma isterica/nevrotica orchestra il rifiuto come un desiderio di essere a propria volta desiderati/tenuti in considerazione dall’altro (ad es. il genitore).
  • Il rifiuto come difesa dalla pulsione – infatti il calo ponderale provoca nel soggetto una sorta di anestesia affettivo-emotiva, una sorta di armatura protettiva dalle emozioni.
  • Il rifiuto come modalità di separazione: attraverso il “NO!” al cibo e a tutto ciò che è piacevole la persona ha l’illusione di essere totalmente indipendente dall’altro.
  • Rifiuto nella funzione di godimento: l’anoressica nevrotica dell’insoddisfazione/privazione che si provoca.

Al di là dei significati, spesso però la vera conoscenza del problema è la sua soluzione.

A livello di trattamento, la psicoterapia per l’anoressia giovanile ( che si sviluppa dalla giovane età fino ai 19 ani) richiede un intervento che coinvolga direttamente i genitori, nel caso dell’anoressia adulta invece è più funzionale un processo terapeutico individuale.


Riferimenti Bibliografici

Cosenza D. (2008), Il Muro dell’Anoressia. Casa ed. Astrolabio – Ubaldini Editore, Roma.

Nardone G., Portelli C. (2005), Knowing through changing: The evolution of brief strategic therapy, Crown House Publishing, Glasgow.

Nardone G., Valteroni E. (2017), L’anoressia giovanile, Ponte alle Grazie, Milano.

La trappola dell’anoressia – parte 2

Elena Dacrema 26 Settembre 2015 Tag: , , Blog
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Cosa si nasconde dietro al problema dell’anoressia?

Chi soffre di questo disturbo solitamente non nutre di una buona stima di sé e fatica ad affrontare le situazioni nuove che si presentano in adolescenza e in età adulta. La persona che sviluppa questa patologia tende a conformarsi con l’idea di lei che le altre persone possono avere e può fare fatica ad esprimere sentimenti negativi, che gli altri non si aspetterebbero. E’ preoccupata dell’impressione che dà agli altri, dell’immagine che deve mantenere davanti alle altre persone e di ciò che pensa la gente.

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La trappola dell’anoressia – parte 1

Elena Dacrema 23 Settembre 2015 Tag: , , Blog
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L’astinenza è più semplice della moderazione. Sant’ Agostino

L’anoressia è una sorta di epidemia per il quale non esiste agente contagioso.

Si presenta come la ricerca implacabile di un’estrema magrezza, non per mancanza di appetito o per mancanza di interesse per il cibo.

Dal punto di vista della diagnosi operativa e quindi della terapia breve strategica l’anoressia, come disturbo psicologico, è una sorta di compulsione all’evitamento alimentare che si struttura a partire da una progressiva restrizione degli alimenti. Restrizione che funziona, tanto che la persona, via via, non puo’ più fare a meno di restringere il cibo.

A questo punto sorge spontanea la domanda: ” A cosa serve questa ossessivo controllo sul cibo?”

Non tanto a controllare il cibo in sé e per sé. E’ una sorta di sfida a dover mostrare abnegazione e disciplina, un controllo che permette di sentirsi più forti, in generale, sui veri problemi della vita.

E’ come se si stabilisse nella mente di chi soffre di questo disturbo, un’equazione erronea del tipo:

Controllo ben riuscito del cibo = controllo di ogni aspetto della vita, di ogni emozione e sensazione che puo’ perturbare.


 

La terapia breve strategica presenta un’efficacia e efficienza dell’83% nel trattamento dei disturbi alimentari. Nei centri di Rapallo, Piacenza e Castel san Giovanni mi occupo di questa problematica e applico il modello strategico.

Per informazioni ulteriori sul tema dell’anoressia vi invito a leggere il prossimo articolo che verrà pubblicato.


 

Bibliografia e riferimenti web:

Bruch H., La gabbia d’oro: L’enigma dell’anoressia mentale, traduzione di Lotte Dann Treves, Milano, Feltrinelli, 1983
Nardone G., Verbitz T., Milanese R. (1999). Le prigioni del cibo. Vomiting Anoressia Bulimia. La terapia in tempi brevi  Ed. Ponte alle Grazie, Milano.
http://www.giorgionardone.it/dt-b.php?iID=51&tp=m