La scuola ai tempi del registro elettronico
Cambiamenti positivi dal punto di vista tecnologico ma relazioni sempre più difficili.
Oggi il contesto scuola è molto diverso da com’era prima, considerando anche solo dieci o vent’anni fa.
Questo dipende da alcuni cambiamenti sociali e dal rapporto genitori-figli, anch’esso mutato.
Lo studente non vede più il docente come autorità (una volta il maestro era un’istituzione da non toccare).
Anche tra genitori e figli spesso si riscontrano delle difficoltà dovute ad una relazione basata su tanto affetto ma poche regole.
Il titolo del presente articolo è volutamente ironico. Fa luce su un aspetto molto attuale che non è altro che lo specchio di ciò che sta accadendo intorno a noi.
Nello specifico, soprattutto gli alunni della scuola secondaria di primo e secondo grado beneficiano dell’utilizzo del registro elettronico. Questo è uno strumento in se e per sé positivo ma il cui uso diventa micidiale se mal gestito.
Che cosa accade spesso? Che i ragazzi – che hanno meno voglia di studiare – non sappiano quali compiti debbano svolgere per il giorno dopo né quali verifiche sostenere perché non guardano quotidianamente il registro. I genitori invece, soprattutto quelli con uno stile più iperprotettivo, accedono a questo strumento in modo assiduo e talvolta esagerato.
Se i genitori vengono a conoscenza delle verifiche/interrogazioni che i figli devono sostenere, diventano più apprensivi allorquando non vedono il proprio figlio studiare e in tal modo si crea spesso un circolo vizioso in cui il figlio è deresponsabilizzato mentre il genitore interviene costantemente sul versante scolastico.
Alcuni genitori, una volta ravveduti, affermano che si stava meglio “una volta”, quando il registro elettronico era ancora fantascienza: le udienze erano il momento della resa dei conti. Il figlio aveva il compito di gestirsi da sé – per quanto riguardava la scuola – e nel caso di un cattivo rendimento veniva bocciato.
L’esempio del registro elettronico è per comunicarvi che non sempre un eccesso di controllo porta a risultati positivi, anzi il più delle volte porta alla perdita di controllo.
Uno stile contemporaneamente iperprotettivo e controllante non fa in modo che i ragazzi sperimentino le cadute necessarie per poi risollevarsi con le proprie risorse.
Diventa quindi importante aiutare i genitori ad aiutare i propri figli, non sostituendosi a questi ultimi ma dando a loro la fiducia necessaria per percorrere la propria strada accrescendo via via le proprie capacità.
Bibliografia:
La Dott.ssa Elena Dacrema è psicologa e psicoterapeuta e si occupa delle dinamiche che intercorrono tra genitori e figli (problemi scolastici, metodo di studio, difficoltà di relazione in famiglia e fuori).
E’ terapeuta ufficiale del CENTRO DI TERAPIA STRATEGICA DI AREZZO diretto dal prof. Giorgio Nardone.