Il 99% dei casi di insonnia si configura come la ridotta durata di alcune fasi del ciclo del sonno o con la loro scarsa qualità.
Può esserci un’insonnia situazionale o reattiva (ad esempio dopo ad una separazione o un evento negativo per la persona) oppure cronica se legata a sofferenze psicologiche continuate nel tempo. In altri casi è secondaria a problematiche di tipo fisico, neurologico o psichiatrico.
La deprivazione del sonno porta ad alcune conseguenze molto facili da riconoscere:
- Irritabilità: scattare per cose di poco conto. Quando manca il sonno i centri del cervello che comandano l’emotività vanno in iperstimolazione, diventando più attivi (addirittura del 60%).
- Fame persistente: si esagera con fuori pasto, dolci e bevande gassate (obesità ed insonnia vanno di pari passo.)
- Aumenta la tendenza ad ammalarsi
- Difficoltà a ricordare i nomi/perdite di memoria
- Cali della vista (difficoltà a mettere a fuoco o a localizzare gli oggetti da lontano)
- Peggiora l’aspetto di pelle, unghie, viso e capelli
- Calo del desiderio
- Cali della concentrazione e difficoltà a prendere decisioni
- Cadute più frequenti e mani di “pasta frolla” (far cadere oggetti)
- Colpi di sonno
Ci sono vari tipi di difficoltà legate al sonno.
Può capitare di non avere problemi a prendere sonno, di dormire in maniera abbastanza tranquilla e continuativa per 3-4 ore, ma poi di svegliarsi prima dell’alba, senza la possibilità di prendere sonno e manifestando spossatezza nelle ore diurne. Questo è il risveglio precoce o insonnia terminale. Nei casi più gravi questo tipo di insonnia può essere un sintomo della depressione.
In altri casi abbiamo l’insonnia iniziale che si presenta con difficoltà a prendere sonno, con l’addormentamento che non sopraggiunge prima dei 30 minuti e che puo’ essere procrastinato anche di due/tre ore.
In altri ancora vi è presenza di insonnia intermedia, caratterizzata dalla perdita di qualità del sonno NREM con frequenti risvegli, anche se di breve durata.
Secondo un criterio di durata possiamo avere una insonnia transitoria, persistente (fino a 3 settimane) o cronica (che dura per mesi o per anni).
In ogni caso, un italiano su tre soffre di disturbi da ansia e stress e questo influenza la crescita dell’insonnia nel nostro paese.
Nei miei studi di Piacenza, Castel San Giovanni (PC) e Rapallo mi occupo di disturbi del sonno come Psicologa e Psicoterapeuta specializzata in Terapia Breve Strategica.
Bibliografia:
Manuale Pratico sul sonno. Sprea Edizioni.
Nel presentarvi questo tema prendo spunto da un libro che ho letto recentemente “Un amore di Marito” di Sveva Casati Modignani, per illustrarvi come è possibile, in coppia, costruire credenze rigide che cerchiamo di confermare a tutti i costi, anche laddove sono disfunzionali.
Nel libro, Alberta, commessa sulla quarantina e donna assai soddisfatta del suo matrimonio, decide un giorno di fare una commissione in pausa pranzo e, in questa circostanza, vede accidentalmente suo marito seduto in un bar-ristorante con una bionda. Prova subito a chiamare il marito col cellulare ma costui non risponde…ha il telefono spento.
Da quel momento Alberta comincia a costruirsi l’idea che il marito la sta tradendo, allora legge i messaggi del consorte. Nota dei messaggi sospetti mandati ad una certa Sarah dove lui si esprime con frasi del tipo: “Non ti deluderò…Ci troviamo a casa tua alle ore.. Ti aspettano due ore di massacro”.
Così Alberta pensa che anche durante il viaggio di lavoro che il marito dovrà fare a Berlino ci sia questa “certa” Sarah, e che il viaggio sia un pretesto per passare notti di passione con lei.
Alberta comincia addirittura a pensare ai modi migliori per lasciare o per “far fuori” quel marito per cui tanto si era sacrificata, rinunciando agli studi universitari.
Fortunatamente, Alberta dovrà ricredersi di tutte le sue “paranoie”. Sarah non è affatto l’amante e il marito Leo non la sta tradendo, anzi, sta preparando per lei una bella S S sorpresa che non vi anticiperò per non rovinarvi la piacevole lettura di questo libro.
Per tornare alla Psicologia, come diceva Virginia Woolf “è più difficile uccidere un fantasma che una realtà”.
Normalmente vediamo ciò che i piace vedere tanto che a volte lo vediamo dove non c’è.
Questo accade anche in alcune coppie, nelle quali dopo che l’innamoramento fisiologico iniziale e’ finito, cadono le illusioni dell’amore perfetto e si comincia a vedere il compagno o la compagna sotto una luce differente. Talvolta esagerando nel vedere il compagno o la compagna in negativo, talvolta ad essere convinti che tanto prima o poi ci tradirà…
Attenzione, questo meccanismo volto a cercare conferme alle proprie paure, potrebbe rovinare e distruggere la vostra coppia..proprio come rischiava di fare Alberta.
Bibliografia
Sveva Casati Modignani, Un amore di Marito. Sperling e Kupfer, 2011.
Se c’è qualcosa che vorremmo cambiare in un bambino, dovremmo prima esaminarla e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi. C.G. Jung
La Terapia Breve Strategica è un approccio all’avanguardia e, anche nel caso dei problemi legati all’infanzia, ha l’obiettivo di portare a soluzione il problema in breve tempo trovando soluzioni per favorire anche un cambiamento duraturo.
In contesto educativo l’intervento può durare anche poche sedute (i bambini sono più “plastici”, reagiscono più velocemente al cambiamento).
Come mai si parla di Terapia Indiretta?
Quando un bambino ha meno di 14 anni, nella maggior parte dei casi, noi terapeuti strategici svolgiamo la seduta con i genitori e non vediamo il bambino. Così come, nel caso in cui il problema sia manifestato in contesto scolastico, trattiamo il problema insieme agli insegnanti, sempre in modalità indiretta.
In sostanza, diamo indicazioni solo agli adulti coinvolti nella gestione del bambino e con cui si manifesta il problema.
In questo modo evitiamo che il bambino, portato dallo specialista, si senta “malato” e quindi che poi si comporti in tal modo per poi dover ritornare a comportarsi come “sano”.
Se si stabilisce un buon accordo con gli adulti possiamo fare in modo che i genitori/gli insegnanti si sentano gli artefici del cambiamento del sistema in quanto eletti a co-terapeuti.
L’obiettivo è quello di modificare la sequenza di interazione adulto/bambino: se si riesce a far ciò anche il problema del bambino ne viene influenzato in senso positivo.
Questa modalità di terapia indiretta viene utilizzata per molti dei problemi legati all’infanzia:
Problemi di attenzione e iperattività
Disturbo oppositivo-provocatorio
Paure e fobie
Disturbo da evitamento
Dubbio ossessivo
Disturbo ossessivo compulsivo
Enuresi notturna
Mutismo selettivo
Negli studi di Castel San Giovanni (PC), Piacenza e Rapallo (GE) mi occupo di Terapia Breve Strategica e Terapia indiretta.
Bibliografia
Chiunque può essere “felice”
ma rendersi “infelici” è una cosa che si impara
Paul Watzlawick
La scorsa settimana durante un corso di Inglese, mi ha colpito una spiegazione che l’insegnante ci ha fornito. Riferendosi ai significati specifici di certe espressioni, ci disse che “to be self-conscious” significa anche avere un malessere, essere a disagio perché preoccupato di ciò che devi fare o di ciò che la gente pensa di te.
Questo immediatamente mi ha fatto venire alla mente alcune riflessioni riguardo alla consapevolezza: spesso i pazienti sono consapevoli dei propri problemi ma questa consapevolezza riguardo alla propria storia e al proprio comportamento non necessariamente li porta a riuscire a superare la sofferenza e a cambiare comportamento.
Ci sono alcuni filoni di pensiero che ritengono fondamentale l’introspezione ma alcuni terapeuti, come Paul Watzlawick (1921-2007) purtroppo hanno sostenuto che a volte la sola introspezione può far stare anche peggio. Dei suoi casi, non ne ricordava uno solo in cui il paziente fosse cambiato solo grazie all’autoconsapevolezza.
Per questo in Terapia Breve Strategica seguiamo le orme di Paul Watzlawick, che tra l’altro è stato il maestro del mio professore Giorgio Nardone: non ci basiamo su una causalità lineare ma su una causalità circolare che mostra come le persone tornino più volte sulle proprie azioni. Si affrontano problemi specifici in modo più diretto per ottenere risultati più rapidi e efficienti, adattando la comunicazione e la relazione in base al problema della persona che ci chiede aiuto.
BIGLIOGRAFIA