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RABBIA…COME GESTIRLA?

Elena Dacrema 11 Luglio 2024 Tag: , , , , , , , Blog
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“Trattenere la rabbia è come impugnare un carbone ardente con l’intento di lanciarlo a qualcun altro; sei tu l’unico che si brucia” Buddha

Prima di tutto, la rabbia è un segnale e come tale può essere molto utile.

Anche nella storia assistiamo sovente alla situazione in cui il mondo non cambia finchè le persone non protestano ed esprimono il loro malcontento. Esprimere la rabbia è utile anche quando difendiamo i nostri propri diritti o valori che riteniamo importanti.

Nonostante la sua utilità il più delle volte tale emozione è valutata negativamente, così come per la paura, la vergogna e la tristezza.

Può manifestarsi in vari gradi: dall’irritazione alla furia cieca.

Quindi, al di là dei momenti in cui la rabbia si manifesta come un’energia che ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi o a difendere ciò che riteniamo giusto, come possiamo gestirla efficacemente in modo da non implodere o esplodere?

Sicuramente la strada non è quella della repressione.

Infatti, quello a cui noi resistiamo tende a persistere.

Innanzitutto è utile capire analizzare/guardare la propria rabbia, vedere come si manifesta, quando, dove e a chi si rivolge.

In particolare, in terapia breve strategica aiutiamo il paziente che ci porta un problema nell’espressione o gestione della rabbia (nelle relazioni interpersonali, tra sé e sé o con il mondo) fornendo strumenti operativi che hanno lo scopo di cambiare il modo in cui la persona affronta il problema e di conseguenza il modo in cui percepisce la propria realtà circostante.

Bibliografia:

A Book That Takes Its Time : An Unhurried Adventure in Creative Mindfulness by Astrid van der Hulst, Irene Smit and Editors of Flow magazine (2017, Hardcover)

Il potere della vulnerabilità

Elena Dacrema 24 Agosto 2023 Tag: , , , , Blog, Senza categoria
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Generalmente è difficile ammettere che abbiamo bisogno d’aiuto o che non sappiamo qualcosa. Pensiamo che mostrarci vulnerabili significhi essere “deboli”, pertanto cerchiamo di nascondere la nostra vulnerabilità e i nostri limiti.

Vogliamo far vedere agli altri che siamo “perfetti” e mettiamo in mostra la nostra immagine migliore per essere accettati.

Eppure la vulnerabilità può aiutarci a vivere una vita più serena.

Così ha mostrato anche la ricerca di Brenè Brown, ricercatrice, docente americana e conduttrice di podcast.

La ricerca, diventata famosa grazie ad un famoso discorso TED-X, ci illustra che mostrare la propria vulnerabilità agli altri è positivo.

Chi riesce a farlo riesce a creare connessioni sociali ed emozionali più forti e più intime.

Le persone che riescono a creare connessioni, infatti, riescono ad essere più compassionevoli e gentili con sé e con gli altri, riescono a mostrarsi maggiormente per ciò che sono nella loro IMPERFEZIONE.

Non temono di essere sinceri, trasparenti e farsi vedere per ciò che sono realmente.

Hanno il coraggio di essere vulnerabili ovvero accettano le proprie debolezze e fragilità.

Talvolta è difficile toglierci le nostre maschere e mostrare le nostre debolezze: non riusciamo a chiedere aiuto, temiamo di dimostrarci dubbiosi in un mondo in cui tutti sembrano avere risposte e certezze.

Eppure è bene allenarsi sia a chiedere aiuto sia a ridurre le nostre aspettative e a porre dei limiti a quello che vorremmo o dovremmo fare.

Nascondere la propria debolezza e voler sembrare perfetti infatti significa farsi conoscere per quello che non si è realmente.

Inoltre tendiamo a mostrare le nostre fragilità nella vita privata, con amici e famigliari mentre pensiamo non vada fatto in pubblico e sul lavoro.

In realtà è normale avere punti deboli. Anche sul lavoro non si può essere bravi in tutto! Persino tra colleghi può essere positivo, una sorta di sollievo, cercare aiuto o ammettere che si è meno portati per un certo aspetto del lavoro. Tutto questo aiuta a creare anche maggiore sintonizzazione nel gruppo.

Bibliografia

The Gifts of Imperfection: Let Go of Who You Think You’re Supposed to Be and Embrace Who You Are. Center City, MN: Hazelden. 160 pp. ISBN 978-1-59285-849-1 (2010)

TED TALK: https://brenebrown.com/videos/ted-talk-the-power-of-vulnerability/

Immagine: quote card tratta da https://brenebrown.com/the-atlas-art/

IL POTERE DEL “COME SE” E LA FUNZIONE POSITIVA DEL SORRISO

Elena Dacrema 23 Agosto 2023 Tag: , Blog
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I luoghi comuni ci dicono che nelle situazioni difficili dobbiamo cercare di andare oltre noi stessi e sforzarci di essere di buon umore. Un po’ come il detto “Sorridi che la vita ti sorriderà” o come la celebre frase di Charlie Chaplin “Un giorno senza sorriso è un giorno perso”.

Per la verità, sorridere ha veramente un impatto positivo sul nostro umore e ci aiuta nelle situazioni stressanti, come ha dimostrato la ricerca di Tara Kraft, psicologa clinica.

Tara Kraft ha mostrato come sia il sorriso spontaneo sia quello “finto”, ossia sforzato, sia in grado di attivare i muscoli facciali e di mandare messaggi positivi al nostro cervello. Inoltre, avrebbe un impatto positivo sul ritmo del nostro cuore in esperienze stressanti.

Questo risultato ci aiuta nella nostra vita di tutti i giorni in quanto sorridere è facile, economico, contagioso . Se sorridiamo a qualcuno quest’ultimo probabilmente ricambierà. E, cosa più utile, migliora le nostre condizioni durante un’esperienza stressante.  

A questo proposito ci viene in aiuto anche quanto utilizzato dal professor Giorgio Nardone nel trattamento di problemi relazionali, ad esempio con la tecnica del “come se” che ci dimostra che costruire una realtà inventata può produrre effetti concreti. 

In altre parole, se ti sforzi e ti cali in una situazione che non ti è naturale, come il fatto di essere sorridente, e ti allenerai a continuare a farlo, molto probabilmente quell’azione ti verrà sempre più spontanea e ne ricaverai anche i benefici. Ad esempio, se cercherai di essere sorridente, gli altri saranno più amichevoli o carini con te e probabilmente la vita sociale ne trarrà giovamento oltre, come già detto, ad essere tu stesso meno affaticato e stressato.

Bibliografia

Grin and Bear it: The influence of manipulated facial expression on the stress response 
(2012, Psychological Science)

http://www.tarapsyc.com

LA DISABILIOFOBIA: LA TERAPIA IN TEMPI BREVI

Elena Dacrema 22 Agosto 2023 Tag: , , , , Blog
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La disabiliofobia è una fobia specifica: riguarda la paura di mostrare il proprio corpo e le proprie nudità in ambito sociale.

Questo problema può rendere difficile il fatto di esporsi in costume, di mettere vestiti attillati o che scoprono parti del proprio corpo. 

Questo non accade tanto perché il proprio corpo è imperfetto, troppo magro o grasso ma proprio per la sgradevole sensazione di sentirsi “nudi” agli occhi degli altri.

Non è legato quindi ad un disturbo alimentare ma piuttosto all’ansia sociale (paura del giudizio sociale, sentirsi al centro dell’attenzione) oppure può avere origine traumatica (esperienze passate negative vissute riguardo alla nudità).

Di solito chi soffre di questo disagio cerca di evitare situazioni in cui deve svestirsi (mare, piscina, palestra) e indossa solitamente vestiti che coprono le forme fisiche. Può inoltre provare disagio in situazione di intimità con il partner.

La paura crea un circolo vizioso tale per cui più la persona evita di trovarsi nelle situazioni che la mettono in difficoltà e più la paura di queste situazioni rischia di aumentare, fino al panico. 

In Terapia Breve Strategica si aiuta la persona a superare il problema smontando le tentate soluzioni disfunzionali attuate dalla persona stessa, in primis l’evitamento delle situazioni sociali.

Si porta quindi gradualmente la persona ad affrontare le situazioni temute con appositi stratagemmi terapeuti che consentono di gestire la paura e le sensazioni sgradevoli aggirando le resistenze al cambiamento.

Essendo una terapia focale, legata ad uno specifico problema, solitamente si riesce a risolvere il problema entro le 10 sedute, soprattutto se la patologia non si è cristallizzata da lungo tempo.

Foto: “Young woman looking the sea at sunset” by shixart1985is licensed under CC BY 2.0.

Bibliografia

Nardone, G. (1993), Paura, panico, fobie, Ponte alle Grazie, Milano.

Nardone, G. (2000). Oltre i limiti della paura. Milano: Rizzoli.

La paura: da risorsa a limite

Elena Dacrema 5 Dicembre 2020 Tag: , , Blog
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"Viviamo nella paura ed è così che non viviamo."Gotayama Buddha

La paura è un’emozione estremamente potente e veloce.

Ci consente di avere reazioni nell’ordine dei millesimi di secondo.

E’ anche l’emozione più frequentemente sperimentata rispetto a dolore, piacere e rabbia.

La paura di per sé è una risorsa che ci permette di preservarci allorquando c’è un pericolo ed è per questo che scatta velocemente: pensiamo a quando guidiamo e avvistiamo un pericolo sulla strada. La paura ci farà reagire velocemente ed evitare l’ostacolo.

Oppure pensiamo a un’eventuale aggressione: possiamo scappare o aggredire a nostra volta…

I meccanismi originariamente messi in atto dalla paura e che hanno aiutato l’uomo ad evolversi sono proprio la fuga e l’attacco.

Il corpo e la mente hanno molte risposte automatiche: Il battito cardiaco accelera, il corpo si prepara all’azione e la mente è in uno stato di allerta.

La paura quindi è una risorsa che aiuta ed ha aiutato l’uomo nella propria auto-conservazione ma se eccessiva può diventare un limite.

Può diventare un limite quando abbiamo paura di qualcosa e – avendo sperimentato sensazioni negative -abbiamo paura che quella esperienza sgradevole di paura capiti ancora.

“ Il pauroso edifica i suoi timori e poi ci si installa sopra”

Inoltre a volte il pericolo può essere immaginato e questo basta ad evocare le stesse riposte della mente e del corpo.

Il bello e il brutto delle paure è che sono tante quante se ne possono inventare…(zoofobia, paura di guidare, paura di perdere il controllo, paura delle malattie, paura di morire, di arrossire, dell’altezza e delle vertigini…)

La paura si installa sulla base del possibile (qualunque cosa l’individuo possa pensare).

Quando una paura diventa invalidante?

  • Se continuiamo ad evitarla: ogni evitamento prepara il successivo
  • Se chiediamo la protezione continua degli altri: ogni volta che una persona mi aiuta si instaura il meccanismo del cosiddetto “pronto soccorso”. Mi aiutano perché mi vogliono bene ma nello stesso momento il messaggio è che non posso farcela da solo!
  • L’ascolto di ogni sintomo legato alla paura non fa altro che aumentare la paura stessa. Se ascoltiamo e monitoriamo continuamente parametri spontanei li mandiamo in tilt :si realizza il cosiddetto controllo che fa perdere il controllo
  • Parlare della paura fa accrescere la paura : è come mettere un fertilizzante su una pianta che si ingigantisce fino a diventare un baobab.

La Terapia breve strategica è un metodo molto efficace ed efficiente per aiutare le persone a superare le proprie paure invalidanti. Nei miei studi di Piacenza, Castelsangiovanni (PC) e Rapallo (GE) aiuto le persone a risolvere problemi in breve tempo applicando questo tipo di approccio.

Bibliografia e sitografia 

http://atlasofemotions.org/

Nardone, G. (1993). Paura, Panico, Fobie. Firenze: Ponte alle Grazie

Nardone, G. (2000). Oltre i limiti della paura. Milano: Rizzoli.

Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.