"L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi."Khalil Gibran
Le emozioni – paura, rabbia, piacere, dolore – sono il nostro bagaglio più antico, la nostra parte più ancestrale. Proprio per questo motivo scattano come reazioni anche quando noi non lo vorremmo.
Preferiremmo essere in forma e sereni e poter scegliere cosa sentire e quando, invece non è così.
Le emozioni servivano ai nostri antenati per garantirsi la sopravvivenza, per attaccare il nemico o fuggire. Invece noi, uomini evoluti, quando ne sentiamo l’intensità ci spaventiamo e ci sentiamo vulnerabili anche perché certe reazioni come eccessiva rabbia e tristezza sono poco accettate socialmente.
Inoltre le emozioni che più facilmente reprimiamo sono quelle che, quando eravamo piccoli, gli adulti tolleravano meno da noi o che loro stessi erano difficilmente in grado di gestire.
Cosa facciamo allora?
Impariamo, così, a tenere le emozioni “sotto coperta”, a soffocare le emozioni che valutiamo come indesiderabili ed esprimiamo solo quelle accettabili.
Avete presente quando qualcuno ha avuto un problema e gli si chiede cosa fa per venirne fuori? La risposta tipica è “mi tengo occupato”. Questo è un meccanismo di difesa utile nel breve periodo ma poi diventa un meccanismo automatico che ci rende difficile arrivare a ciò che sentiamo veramente.
Le emozioni invece ci parlano di chi siamo e di quello che veramente vogliamo.
Cosa dovremmo fare?
“Ognuno di noi” recita un detto cinese, “va a dormire ogni notte con una tigre accanto. Non puoi sapere se questa al risveglio vorrà leccarti o vorrà sbranarti.”
La tigre siamo noi stessi con i nostri limiti e le nostre emozioni e l’unico modo per vivere bene è renderci amica la nostra tigre interiore.
In altre parole, il consiglio è di gestire le nostre emozioni concedendo loro uno spazio ed un tempo.
Se sono arrabbiato devo evitare di lasciar libera la rabbia socializzandola con tutti o aggredendo chi mi sta attorno, piuttosto dovrò dedicare a lei un tempo quotidiano in cui poterla ascoltare e scriverla.
Se sono triste devo evitare di socializzare il dolore e lasciarmi andare ad esso disperandomi, piuttosto dovrò dedicare uno spazio quotidiano al mio dolore.
Più cerchiamo di scacciare via un’emozione e più ci rincorrerà prepotentemente, quello che invece dovremmo fare è di ricercarla volontariamente.
Cantava saggiamente Vasco Rossi in una sua canzone che recitava:
Ho fatto un patto sai con le mie emozioni…
le lascio vivere e loro non mi fanno fuori!
Bibliografia e fonti
Nardone, G. (2003). Cavalcare la propria tigre. Ponte alle grazie
Nardone, G. (2019). Emozioni: istruzioni per l’uso. Ponte alle grazie
Rossi, V. da Manifesto futurista della nuova umanità, n. 2 Vivere o niente
A Book That Takes Its Time: An Unhurried Adventure in Creative Mindfulness. Workman Publishing. New York.